Parodontologia

A cura della Dott.ssa Sofia Bettini

La parodontologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della cura del parodonto, cioè il tessuto di supporto del dente, composto da: osso alveolare, legamento parodontale, cemento radicolare e gengiva.

La malattia parodontale

La malattia parodontale è un’infiammazione del parodonto dovuta all’azione dei batteri presenti nella placca e nel tartaro. Le cause principali sono: igiene orale scarsa o non accurata, accumulo di tartaro, fumo, predisposizione familiare. Può essere associata ad alcune malattie sistemiche come il diabete. Essendo una patologia cronica, di solito la malattia parodontale non provoca dolore. In alcuni casi la malattia può diventare acuta, con la formazione di un ascesso parodontale, dolore e gonfiore intra e/o extra orale.

La gengivite è la forma iniziale della malattia parodontale, che coinvolge solo la gengiva. I sintomi della gengivite sono rossore, gonfiore e sanguinamento delle gengive (durante le manovre di igiene orale domiciliare o spontaneo). Se non trattata, la gengivite può progredire ed evolvere in parodontite.

La parodontite (conosciuta anche come piorrea) è una forma più avanzata di infiammazione, che provoca un riassorbimento dell’osso alveolare di supporto del dente con la formazione di tasche parodontali. Oltre a rossore, gonfiore e sanguinamento delle gengive, i sintomi della parodontite sono alitosi, cattivo sapore, denti più “lunghi”, mobilità o spostamento dei denti.

La mancanza del tessuto di supporto del dente può causare la perdita del dente. Per evitare o limitare la perdita degli elementi dentari, è importante trattare correttamente la gengivite e la parodontite.

Durante la visita specialistica, verrà compilata una cartella parodontale e saranno eseguite delle radiografie intraorali. La diagnosi di malattia parodontale si esegue infatti con l’osservazione e l’analisi dei segni e sintomi clinici e radiografici.

Dopo la diagnosi di malattia parodontale, la prima fase di trattamento comprende l’eliminazione dei fattori di rischio. In collaborazione con l’igienista dentale, il paziente verrà istruito alle corrette manovre di igiene orale domiciliare e all’uso di spazzolino e scovolino per evitare l’accumulo di placca e tartaro. Anche l’eliminazione del fumo è un aspetto molto importante per ridurre la progressione della malattia parodontale. È necessario poi eseguire le levigature radicolari, per rimuovere il tartaro accumulato sopra e sotto il margine gengivale con strumenti manuali e a ultrasuoni. In alcuni casi, la terapia non chirurgica è sufficiente per stabilizzare la patologia.

In altri casi invece è necessaria una seconda fase di trattamento, che comprende una terapia chirurgica. L’obiettivo è regolarizzare il tessuto di supporto dei denti, permettere al paziente di eseguire un’igiene domiciliare efficace, evitando l’accumulo di tartaro, e in alcuni casi rigenerare una parte dell’osso alveolare perso. La terapia chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 1-2 settimane di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di dolore, controllabile con antinfiammatori standard.

Al termine del trattamento, il paziente viene inserito in un programma di controllo e mantenimento domiciliare e professionale con l’odontoiatra e l’igienista dentale.

Recessione gengivale

La recessione gengivale è uno spostamento del margine gengivale, con esposizione della radice dentaria sottostante. Le cause principali sono: manovre di igiene orale errate e/o aggressive, accumulo di placca e tartaro, elementi dentari mal posizionati, piercing a labbro o lingua, frenulo labiale, predisposizione genetica (gengiva sottile). La recessione gengivale può essere associata a ipersensibilità al freddo, problemi estetici (dente più “lungo”), difficoltà nell’igiene orale domiciliare. La radice dentaria esposta inoltre è ad elevato rischio di sviluppare una carie.

La terapia della recessione gengivale prevede un intervento di chirurgia plastica parodontale, per riportare la gengiva nella sua posizione iniziale. Per ridurre il rischio di recidiva, la gengiva viene anche ispessita con un innesto, di solito prelevato dal palato del paziente. A volte la recessione gengivale è associata a un’abrasione del colletto del dente: in questi casi, oltre alla procedura chirurgica, è necessario eseguire anche un’otturazione in composito per ricostruire il colletto.

La terapia chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 2 settimane di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di dolore, controllabile con antinfiammatori standard.

Al termine del trattamento, il paziente viene inserito in un programma di controllo e mantenimento domiciliare e professionale con l’odontoiatra e l’igienista dentale.

Allungamento di corona clinica

Si chiama “corona clinica” la porzione di dente visibile nel cavo orale.

L’allungamento di corona clinica è una tecnica chirurgica che si esegue quando le lesioni cariose o le fratture dentali si estendono in profondità, prima della ricostruzione di un dente o del posizionamento di una corona (o capsula) a copertura del dente.

Questa tecnica prevede l’eliminazione di una piccola porzione di gengiva e di osso alveolare, al fine di esporre una porzione di dente precedentemente coperta, rendendola visibile e utilizzabile per ricostruire o ricoprire il dente. La procedura chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 1-2 settimane di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di dolore, controllabile con antinfiammatori standard.

Dopo l’intervento potrebbe comparire un’ipersensibilità al freddo nella porzione di dente appena esposta al cavo orale, che si risolve in qualche settimana spontaneamente o mediante l’uso di appositi prodotti desensibilizzanti.

Circa 2 settimane dopo la procedura chirurgica, il paziente potrà procedere con la ricostruzione o la ricopertura del dente coinvolto.

L’implantologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della sostituzione dei denti mancanti tramite gli impianti, che sono “viti” ancorate nell’osso per supportare nuovi denti.

Questa tecnica si è sviluppata a partire dagli anni ’70 e si basa sul processo di osteointegrazione, cioè fusione tra l’impianto e l’osso. L’impianto è di solito costituito da una lega di titanio, che è un materiale biocompatibile molto utilizzato in medicina. Dagli anni ’70 ad oggi sono stati fatti molti progressi riguardo i materiali e le tecniche utilizzate, per migliorare il risultato finale.