Chirurgia Orale

A cura della Dott.ssa Sofia Bettini

La chirurgia orale è la branca dell’odontoiatria che si occupa del trattamento chirurgico degli elementi dentari o di altre patologie del cavo orale.

Estrazione Dentale

L’estrazione è l’eliminazione di un dente dal cavo orale. I denti sono strutture molto importanti per la funzione e l’estetica: perciò, quando possibile, è sempre consigliato curarli e mantenerli. In alcuni casi però questo non è possibile, perciò è necessario ricorrere all’estrazione.

Le cause più frequenti di estrazione dentale sono: lesioni cariose o fratture dentali molto profonde, che non rendono possibile la ricostruzione del dente; parodontite grave, che provoca la perdita di gran parte del tessuto di supporto del dente; denti in inclusione ossea o con problemi di eruzione. In alcuni casi di affollamento dentario, per eseguire un trattamento ortodontico adeguato potrebbe essere necessario estrarre uno o più elementi dentari, per allineare correttamente gli altri.

L’estrazione può essere considerata semplice o complessa, a seconda del dente coinvolto e della tecnica chirurgica utilizzata. A volte infatti può essere necessario dividere il dente in più parti per riuscire a rimuoverlo completamente. Altre volte invece, come nel caso dei denti inclusi, serve eliminare una parte di osso sovrastante per poter estrarre il dente.

L’estrazione dentale viene eseguita in anestesia locale, può prevedere una copertura antibiotica e richiede circa 1 settimana di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di gonfiore e di dolore, controllabile con antinfiammatori standard.

Dopo la perdita di uno o più denti, è consigliato ripristinare la dentatura completa mediante l’uso di protesi mobile, fissa o su impianti.

Denti del giudizio

I 4 denti del giudizio (o terzi molari, o ottavi) sono i più posteriori e sono gli ultimi denti a comparire. Hanno una forma molto variabile e sono i denti più spesso mancanti. Proprio per la loro posizione, spesso non riescono a erompere correttamente o non rendono possibile un’igiene domiciliare accurata.

L’infiammazione legata ai denti del giudizio può causare dolore nella zona posteriore della mandibola che si diffonde verso l’orecchio e la gola, gonfiore, difficoltà ad aprire la bocca, alitosi.

Le cause di estrazione dei denti del giudizio sono:

  • Lesioni cariose: a causa dell’anatomia molto variabile, non è quasi mai consigliato curare i denti del giudizio
  • Infiammazione o ascessi ricorrenti: quando non riescono a erompere correttamente, i denti del giudizio tendono ad accumulare placca e residui di cibo, provocando infiammazione gengivale che può provocare un ascesso, gonfiore e dolore
  • Problemi al dente adiacente: la mal posizione dei denti del giudizio può danneggiare i denti adiacenti, causando la formazione di una carie profonda o la perdita del tessuto di supporto del dente
  • Affollamento dentario: durante un trattamento ortodontico, per allineare i denti può essere necessario sfruttare lo spazio ottenuto dall’estrazione dei denti del giudizio

Prima di eseguire l’estrazione dei denti del giudizio, è necessario valutare la loro posizione tramite esami radiografici. Oltre all’ortopantomografia (OPT), a volte è necessario eseguire una TAC 3D per valutare i rapporti del dente con le strutture circostanti. In particolare, i denti del giudizio inferiori possono essere molto vicini al canale mandibolare, in cui scorre il nervo mandibolare: con la TAC è possibile analizzare esattamente la posizione di ogni parte del dente rispetto al canale, per poterlo preservare.

La procedura chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 1 settimana di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di dolore controllabile con antinfiammatori standard, gonfiore, difficoltà ad aprire la bocca, livido, febbre.

Casi Clinici

L’intervento può essere più o meno complesso, a seconda della morfologia, della posizione del dente e delle caratteristiche dell’osso alveolare. Il periodo migliore per estrarre i denti del giudizio è a 16-25 anni: poiché le radici dei denti non sono ancora completamente formate e l’osso è meno compatto, il decorso post-operatorio sarà più favorevole. È tuttavia molto frequente la comparsa di sintomatologia in età adulta, che richiede l’estrazione di uno o più denti del giudizio.

In alcuni casi è possibile prevedere il futuro mal posizionamento degli elementi dentari quando sono ancora in fase di formazione e programmarne l’estrazione per prevenire l’insorgenza di problemi. Questa tecnica chirurgica, chiamata germectomia, si esegue in pazienti di 12-16 anni e prevede l’estrazione del dente del giudizio quando è ancora un germe; quindi, le radici non si sono ancora formate.

In alcuni casi, quando il dente è in stretto rapporto con il canale mandibolare, per evitare eventuali danni al nervo mandibolare esiste un’alternativa all’estrazione: la coronectomia. Questa procedura chirurgica prevede la rimozione solo della corona del dente, lasciando in posizione le radici del dente. Nella maggior parte dei casi le radici andranno incontro a fusione con l’osso alveolare circostante; in rari casi invece migreranno verso la gengiva, allontanandosi dal canale mandibolare, rendendo più sicura la loro estrazione.

Caso Clinico

Apicectomia

L’apicectomia (o chirurgia endodontica, o endodonzia retrograda) è una tecnica chirurgica per curare denti già devitalizzati.

Infatti, anche nei denti devitalizzati, nel tempo ci può essere infiltrazione batterica, che provoca riassorbimento osseo a livello dell’apice del dente (con formazione del cosiddetto “granuloma”). I sintomi di questo problema sono: dolore alla masticazione, sensazione di sentire il dente “alto”, dolore al tatto, formazione di fistola o ascesso.

In questi casi è possibile fare una nuova terapia canalare per ritrattare il dente ed eliminare le cause dell’infezione. Se non è possibile ritrattare il dente (per la presenza di perni, corone o altri ostacoli) o la sintomatologia persiste, si può procedere per via chirurgica retrograda.

Questa tecnica prevede un accesso chirurgico, la rimozione della zona infetta, la sezione dell’apice del dente, il ritrattamento dell’ultima porzione della radice del dente e la formazione di un nuovo sigillo con un cemento specifico. Prima dell’intervento, sono necessari esami radiografici (ortopantomografia, RX endorale e TAC 3D) per valutare l’estensione dell’infezione e i rapporti del dente con le strutture circostanti. La procedura chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 1-2 settimane di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di gonfiore e di dolore controllabile con antinfiammatori standard.

Al termine del trattamento, il paziente viene inserito in un programma di controllo clinico e radiografico. Di solito, la risoluzione della sintomatologia e la guarigione ossea si completano entro 6 mesi dall’intervento.

Casi clinici

Cisti

Le cisti sono cavità piene di liquido che si possono formare all’interno dell’osso o delle mucose.

Si possono formare in modo spontaneo o in associazione a un dente con infezione o incluso. In alcuni casi sono completamente asintomatiche, e possono essere individuate solo casualmente dall’odontoiatra con un esame radiografico. In altri casi possono invece provocare dei sintomi tra cui dolore, gonfiore, formazione di ascessi ripetuti, alitosi.

Nella maggior parte dei casi, è consigliato rimuovere la cisti per risolvere la sintomatologia e proteggere i denti adiacenti, che potrebbero essere danneggiati dall’estensione della cisti. Prima dell’intervento, sono necessari esami radiografici (ortopantomografia, RX endorale e TAC 3D) per valutare l’estensione e i rapporti della cisti con le strutture circostanti. La procedura chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 1-2 settimane di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di gonfiore e di dolore controllabile con antinfiammatori standard.

Se possibile, è consigliato prelevare un campione (biopsia) per eseguire un’analisi istopatologica della cisti, in modo da conoscere la sua origine e la sua composizione. La biopsia deve essere analizzata da centri specializzati in anatomia patologica.

Al termine del trattamento, il paziente viene inserito in un programma di controllo clinico e radiografico. Di solito, la risoluzione della sintomatologia e la guarigione ossea si completano in 6-12 mesi dall’intervento.

Casi clinici

Frenulectomia

Il frenulo è una struttura di collegamento del labbro o della lingua con la mucosa del cavo orale.

Il frenulo labiale unisce il labbro superiore o inferiore alla gengiva. Se è molto sviluppato, può causare problemi ai denti adiacenti, tra cui recessioni gengivali e spazi tra i denti (diastemi).

Il frenulo linguale collega la lingua al pavimento del cavo orale. Se è più corto del normale, può limitare i movimenti della lingua, causando problemi nella deglutizione e nella fonazione.

La frenulectomia è la tecnica chirurgica che prevede la sezione del frenulo, per ridurne la tensione. Può essere eseguita sia in età giovanile che in età adulta. La procedura chirurgica viene eseguita in anestesia locale e richiede qualche giorno di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di dolore controllabile con antinfiammatori standard. La frenulectomia linguale deve essere associata a esercizi di allungamento e mobilità della lingua, per migliorare la guarigione.

Disinclusione

L’eruzione è il processo di formazione e migrazione dei denti dall’osso alveolare alla posizione finale in arcata. Se la fase di eruzione non avviene correttamente, il dente non emerge nel cavo orale e rimane incluso. Le cause possono essere: mal posizionamento, mancanza di spazio, presenza di ostacoli, ritenzione del dente deciduo, predisposizione genetica.

Per portare un dente incluso nella sua posizione corretta in arcata è necessario associare il trattamento ortodontico a una procedura chirurgica. La disinclusione è una tecnica che prevede l’accesso chirurgico al dente incluso, che tramite una catenella viene collegato agli altri elementi per posizionarlo in arcata. La procedura chirurgica viene eseguita in anestesia locale, prevede una copertura antibiotica e richiede 1 settimana di riposo dopo l’intervento. Nei primi giorni post-operatori è possibile avere un po’ di gonfiore e di dolore controllabile con antinfiammatori standard.

Chirurgia Estetica

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